Partita IVA per influencer: come funziona e quando è necessaria

Negli ultimi anni, la figura dell’influencer è diventata sempre più rilevante nel mondo del marketing e della comunicazione digitale. Promuovere prodotti o servizi attraverso i social network ha trasformato un’attività amatoriale in una vera e propria professione, con conseguenze fiscali importanti. In questo contesto, uno dei dubbi più comuni riguarda l’apertura della partita IVA per gli influencer. Ma quando è necessario aprirla? E quali sono le implicazioni fiscali?

 

Chi è l’influencer e quando è obbligatorio aprire la partita IVA?

Un influencer è una persona che utilizza piattaforme social come Instagram, TikTok, YouTube o Facebook per influenzare il comportamento d’acquisto dei propri follower, promuovendo prodotti o servizi di aziende che investono in pubblicità attraverso queste figure. Ma non tutti coloro che usano i social per collaborazioni pubblicitarie sono obbligati ad aprire una partita IVA.

L’obbligo di aprire una partita IVA si presenta quando l’attività svolta dall’influencer è continuativa, abituale e organizzata. In altre parole, se si tratta di una vera e propria attività professionale che genera reddito in modo stabile, la legge italiana impone di aprire una partita IVA per regolarizzare la posizione fiscale. Se invece le collaborazioni sono sporadiche e occasionali, l’influencer può fatturare senza partita IVA, utilizzando la cosiddetta prestazione occasionale, a condizione che il reddito generato non superi i 5.000 euro annui.

 

Quando non è necessaria la partita IVA

Come accennato, se l’attività di influencer è svolta in modo occasionale, è possibile rimanere nei limiti di legge senza partita IVA. In questo caso, il ricavo massimo che può essere ottenuto senza obbligo di apertura è di 5.000 euro l’anno. Superato questo limite, l’influencer è considerato un lavoratore autonomo e quindi tenuto ad aprire la partita IVA.

L’importante è ricordare che la prestazione occasionale deve essere tale anche nella sua modalità operativa. Infatti, non è sufficiente guadagnare meno di 5.000 euro per evitare la partita IVA, ma è necessario che l’attività non sia organizzata e continuativa. Se l’influencer utilizza strumenti professionali, ha un piano editoriale stabile o collabora regolarmente con aziende, sarà quasi inevitabile considerare l’attività come professionale.

 

Come aprire la partita IVA da influencer

Una volta stabilito che è necessario aprire la partita IVA, la procedura è relativamente semplice, ma richiede attenzione per evitare errori. Ecco i passaggi fondamentali per aprire correttamente la partita IVA da influencer:

  1. Scelta del codice ATECO: il codice ATECO è un codice numerico che identifica il tipo di attività svolta. Per gli influencer, il codice più indicato è il 73.11.02 – Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari. Questo codice riguarda tutte le attività di promozione e pubblicità svolte in maniera professionale.
  2. Regime fiscale: una delle prime decisioni riguarda il regime fiscale da adottare. Il regime forfettario è spesso consigliato per chi inizia, poiché prevede una tassazione agevolata con un’aliquota fissa del 15%, ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività, se si rispettano determinati requisiti. Questo regime è particolarmente vantaggioso per chi ha un fatturato sotto i 85.000 euro annui e non ha altre forme di lavoro dipendente.
  3. Iscrizione alla Gestione Separata INPS: gli influencer, come tutti i lavoratori autonomi, sono tenuti all’iscrizione alla Gestione Separata INPS per versare i contributi previdenziali. La percentuale da versare è del 26,23% sul reddito imponibile, ma varia ogni anno.
  4. Fatturazione elettronica: dal 1° luglio 2022, anche i titolari di partita IVA in regime forfettario sono tenuti ad emettere la fattura elettronica. È quindi importante dotarsi di un sistema per la gestione della fatturazione e mantenere la contabilità in ordine.

 

I vantaggi del regime forfettario per gli influencer

Il regime forfettario è una delle opzioni più gettonate dagli influencer, soprattutto se si è all’inizio della propria attività. Questo regime fiscale offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Semplicità nella gestione fiscale: non è necessario tenere una contabilità complessa. L’aliquota è fissa, e le spese possono essere calcolate in modo forfettario, senza bisogno di giustificare ogni singola spesa.
  • Aliquota ridotta per i primi cinque anni: come accennato, per i nuovi titolari di partita IVA, l’aliquota è del 5% per i primi cinque anni, a patto che non si sia mai stati titolari di partita IVA nei tre anni precedenti.
  • Nessuna IVA da applicare in fattura: nel regime forfettario, gli influencer non devono applicare l’IVA sulle fatture emesse, il che semplifica la gestione delle transazioni economiche.

Tuttavia, il regime forfettario ha anche delle limitazioni. Ad esempio, non è possibile dedurre tutte le spese, come invece accade nei regimi ordinari. Inoltre, se il fatturato supera gli 85.000 euro l’anno, si viene automaticamente esclusi dal regime forfettario e si passa al regime ordinario, con una tassazione progressiva più complessa.

 

Quando passare al regime ordinario

Gli influencer che superano gli 85.000 euro di ricavi annui devono passare al regime ordinario o semplificato. Questo regime prevede una contabilità più complessa e la possibilità di dedurre molte più spese rispetto al regime forfettario, ma anche una tassazione progressiva più elevata.

Nel regime ordinario e semplificato, infatti, l’aliquota fiscale è basata sugli scaglioni IRPEF, che variano dal 23% al 43% a seconda del reddito imponibile. Per questo motivo, il passaggio al regime ordinario o semplificato potrebbe comportare un aumento significativo della tassazione, soprattutto per gli influencer con redditi elevati.

Tuttavia, con il regime ordinario o semplificato si ha la possibilità di dedurre le spese in modo dettagliato, come i costi per l’attrezzatura, i viaggi, le spese per i servizi di marketing e pubblicità, e i costi per il personale, se l’influencer ha dei collaboratori.

 

Considerazioni fiscali e obblighi per gli influencer

Essere un influencer professionista comporta una serie di obblighi fiscali e burocratici. Oltre all’apertura della partita IVA, è fondamentale mantenere una contabilità ordinata o semplificata e rispettare le scadenze fiscali. Gli influencer sono tenuti a versare le tasse sul proprio reddito, a gestire i contributi previdenziali e a mantenere la documentazione necessaria per dimostrare le spese dedotte.

Non solo, è importante anche essere consapevoli della fiscalità internazionale. Se un influencer collabora con aziende estere, ad esempio, dovrà gestire i rapporti fiscali con queste realtà in conformità alle normative del paese in cui opera.

Infine, è consigliabile affidarsi a un commercialista esperto per gestire al meglio tutti gli aspetti fiscali e burocratici, evitando sanzioni o problemi con il fisco.

La professione dell’influencer offre molte opportunità, ma richiede anche un’attenta gestione fiscale. L’apertura della partita IVA è obbligatoria per chi svolge questa attività in modo professionale e continuativo, ed è fondamentale scegliere il regime fiscale più adatto alle proprie esigenze, sia per beneficiare delle agevolazioni fiscali, sia per evitare sanzioni.

Il regime forfettario rappresenta un’ottima soluzione per chi è all’inizio della carriera da influencer, mentre chi ha un reddito più elevato dovrà considerare il passaggio al regime ordinario o regime semplificato. In ogni caso, è sempre consigliabile affidarsi a un professionista per essere sicuri di rispettare tutte le normative vigenti.

Essere un influencer di successo richiede più di semplici competenze social: la gestione fiscale è una parte integrante del percorso.

 

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