Il tema della sostenibilità è sempre più centrale nelle strategie aziendali e nelle normative che regolano il mondo imprenditoriale. Con l’adozione del Decreto legislativo 6 settembre 2024, n. 125, l’Italia ha compiuto un passo significativo nell’introduzione del ruolo del revisore di sostenibilità, una figura professionale destinata a diventare fondamentale per le imprese. Ma di cosa si occupa esattamente il revisore di sostenibilità? Quali sono i suoi compiti e come si inserisce nel nuovo quadro normativo italiano? In questo articolo esploreremo le principali caratteristiche di questa nuova figura, il contesto normativo in cui opera e l’impatto sulle aziende.
Il contesto normativo: un focus sul Decreto legislativo 6 settembre 2024, n. 125
Il Decreto legislativo 6 settembre 2024, n. 125 rappresenta una risposta alle esigenze di maggiore trasparenza e responsabilità in tema di sostenibilità. Questo provvedimento si inserisce nel quadro delle direttive europee, in particolare la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), e mira a disciplinare la rendicontazione e la verifica delle informazioni non finanziarie delle imprese.
Obiettivi del decreto
L’obiettivo principale del decreto è garantire che le informazioni relative alla sostenibilità siano accurate, coerenti e comparabili, favorendo così la fiducia degli investitori e degli stakeholder. In questo contesto, la figura del revisore di sostenibilità assume un ruolo cruciale, essendo chiamato a certificare la veridicità e la completezza dei dati riportati dalle aziende.
Revisore di sostenibilità: chi è e cosa fa?
Il revisore di sostenibilità è un professionista incaricato di verificare e certificare le informazioni non finanziarie relative alla sostenibilità aziendale. Questa figura deve possedere competenze specifiche in materia di ambiente, sociale e governance (ESG), oltre a una profonda conoscenza delle normative vigenti e dei criteri di rendicontazione.
Compiti principali del revisore di sostenibilità
- Verifica delle informazioni ESG: il revisore esamina le politiche aziendali in materia di sostenibilità, valutando la coerenza tra le dichiarazioni fatte dall’azienda e i dati effettivamente raccolti.
- Certificazione della conformità: attesta che i dati riportati rispettino gli standard nazionali e internazionali in tema di sostenibilità, come quelli stabiliti dal decreto legislativo n. 125.
- Valutazione del rischio: Identifica eventuali rischi legati alla mancata conformità e propone soluzioni per mitigare tali rischi.
Requisiti per diventare revisore di sostenibilità
Il decreto legislativo n. 125 stabilisce criteri specifici per l’accesso alla professione di revisore di sostenibilità. Tra i requisiti principali ci sono:
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Richiedi ora- Formazione accademica: è richiesto un titolo di studio in discipline economiche, giuridiche o ambientali.
- Certificazioni professionali: è necessario possedere certificazioni riconosciute in ambito ESG o sostenibilità.
- Esperienza lavorativa: è richiesta un’esperienza minima in ruoli affini, come la revisione contabile o la consulenza ambientale.
Inoltre, il revisore deve aggiornarsi costantemente, partecipando a corsi di formazione continua per rimanere al passo con le evoluzioni normative e di mercato.
Impatto del revisore di sostenibilità sulle aziende
L’introduzione del revisore di sostenibilità avrà un impatto significativo sulle imprese italiane, soprattutto su quelle di grandi dimensioni e su quelle quotate in borsa. Le aziende dovranno adattarsi a un nuovo sistema di rendicontazione, più rigoroso e trasparente, che richiederà:
- Migliore gestione dei dati: sarà necessario implementare sistemi di raccolta e monitoraggio delle informazioni ESG per garantire la disponibilità di dati accurati e aggiornati.
- Modifica delle procedure interne: le imprese dovranno adeguare le proprie procedure per facilitare il lavoro del revisore e assicurare che tutte le informazioni siano facilmente accessibili.
- Maggiore trasparenza: la presenza di un revisore esterno aiuterà a migliorare la trasparenza e la credibilità delle dichiarazioni aziendali in tema di sostenibilità.
Benefici e sfide per le imprese
Sebbene l’adeguamento alle nuove normative possa comportare costi iniziali, i benefici a lungo termine sono numerosi. Un’azienda che si conforma agli standard di sostenibilità può ottenere una maggiore fiducia da parte degli investitori, migliorare la propria reputazione e accedere a nuove opportunità di finanziamento.
Benefici
- Migliore reputazione: un’azienda che dimostra il proprio impegno per la sostenibilità può distinguersi positivamente sul mercato.
- Attrazione di investitori: gli investitori sono sempre più attenti ai criteri ESG e preferiscono investire in imprese che rispettano gli standard di sostenibilità.
- Accesso a finanziamenti agevolati: diverse istituzioni finanziarie offrono condizioni migliori per le imprese sostenibili, come tassi di interesse ridotti o fondi dedicati.
Sfide
- Adeguamento normativo: l’implementazione delle nuove regole richiede tempo e risorse, soprattutto per le imprese meno strutturate.
- Gestione del cambiamento: è fondamentale coinvolgere tutto il personale e sviluppare una cultura aziendale orientata alla sostenibilità.
- Monitoraggio continuo: le imprese devono garantire un monitoraggio costante delle proprie performance ESG, per rispondere prontamente a eventuali richieste dei revisori.
Il revisore di sostenibilità è destinato a diventare una figura chiave nel panorama aziendale italiano, in particolare alla luce delle nuove disposizioni introdotte dal Decreto legislativo 6 settembre 2024, n. 125. Le aziende che sapranno adeguarsi tempestivamente ai nuovi requisiti non solo miglioreranno la propria conformità normativa, ma potranno anche trarre vantaggi competitivi significativi. Prepararsi adeguatamente e adottare una strategia di sostenibilità integrata nel business è, quindi, essenziale per affrontare con successo le sfide future e costruire un futuro più responsabile e trasparente.
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