La Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) rappresenta una svolta importante nel panorama normativo europeo, con ripercussioni significative anche in Italia. Si tratta di un aggiornamento della precedente Direttiva NFRD (Non-Financial Reporting Directive) e ha l’obiettivo di migliorare la trasparenza e la qualità delle informazioni non finanziarie fornite dalle aziende. Ma cosa comporta esattamente questa direttiva? Quali sono le nuove normative introdotte in Italia? E come dovranno prepararsi le imprese per adeguarsi ai nuovi requisiti? In questo articolo approfondiremo tutte le novità e le implicazioni della Direttiva CSRD per le aziende italiane.
La Direttiva CSRD: Una nuova era per la rendicontazione non finanziaria
La Direttiva CSRD, adottata dalla Commissione Europea il 21 aprile 2021, è un passo fondamentale verso la standardizzazione della rendicontazione di sostenibilità delle imprese. Rispetto alla precedente Direttiva NFRD, la CSRD introduce nuovi obblighi per un numero maggiore di aziende, ampliando significativamente il perimetro delle imprese soggette a tali requisiti.
Quali sono le novità principali della Direttiva CSRD?
- Estensione del perimetro di applicazione: Mentre la NFRD si applicava solo alle grandi imprese di interesse pubblico con più di 500 dipendenti, la CSRD riguarda tutte le grandi imprese e le PMI quotate in borsa. Questo implica che molte più aziende dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni.
- Maggiore dettaglio nelle informazioni richieste: Le aziende dovranno fornire informazioni più dettagliate riguardo a temi ambientali, sociali e di governance (ESG). Saranno obbligate a spiegare come la sostenibilità influisce sul loro modello di business e, al contempo, come la loro attività impatta sull’ambiente e sulla società.
- Standard di rendicontazione uniformi: La direttiva introduce standard comuni per la rendicontazione, che saranno definiti dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG). Questo garantirà maggiore coerenza e comparabilità tra le informazioni fornite dalle diverse aziende.
- Verifica esterna obbligatoria: Le informazioni non finanziarie dovranno essere sottoposte a verifica da parte di un revisore esterno, per garantire l’affidabilità e la correttezza dei dati forniti.
Tempistiche di applicazione della Direttiva CSRD
La Direttiva CSRD entrerà in vigore gradualmente. Le grandi imprese dovranno iniziare a rispettare i nuovi requisiti dal 2024, mentre per le PMI quotate l’obbligo scatterà nel 2026. Tuttavia, è consigliabile che tutte le aziende interessate inizino fin da subito a prepararsi, per evitare di trovarsi impreparate quando le nuove norme diventeranno operative.
L’attuazione della Direttiva CSRD in Italia: Cosa cambia per le imprese
L’Italia, in qualità di Stato membro dell’Unione Europea, dovrà recepire la Direttiva CSRD nel proprio ordinamento. Il Governo italiano sta già lavorando per integrare le nuove norme e adeguare il quadro normativo nazionale. Questo comporterà modifiche significative per le imprese, che dovranno adeguarsi a requisiti più stringenti rispetto al passato.
Nuovi obblighi di rendicontazione
Le imprese italiane dovranno fornire informazioni dettagliate su una serie di aspetti relativi alla sostenibilità, tra cui:
- Politiche ambientali: descrizione delle politiche adottate per ridurre l’impatto ambientale, compresi i piani per la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
- Impatto sociale: misure adottate per garantire il rispetto dei diritti umani, promuovere la diversità e l’inclusione, e prevenire discriminazioni sul luogo di lavoro.
- Governance aziendale: struttura di governance, inclusa la gestione del rischio e la trasparenza nelle decisioni strategiche.
Queste informazioni dovranno essere incluse nei bilanci annuali delle aziende e saranno soggette a revisione esterna, con lo scopo di garantire l’accuratezza dei dati e prevenire possibili frodi.
Come prepararsi alle nuove norme: Consigli per le aziende
L’adeguamento ai requisiti della Direttiva CSRD può sembrare una sfida complessa, ma con una pianificazione adeguata le imprese possono affrontare il cambiamento in modo efficace. Ecco alcuni consigli per prepararsi al meglio:
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1. Effettuare un’analisi preliminare
Il primo passo è valutare il proprio stato attuale di conformità. È importante verificare quali informazioni non finanziarie vengono già raccolte e quali invece mancano. In questo modo, sarà possibile identificare le aree su cui lavorare per allinearsi ai nuovi requisiti.
2. Definire una strategia di sostenibilità
Le aziende dovranno sviluppare una strategia di sostenibilità chiara e integrata nel proprio modello di business. Questo implica stabilire obiettivi specifici in ambito ambientale, sociale e di governance, e definire le azioni necessarie per raggiungerli.
3. Implementare un sistema di monitoraggio e raccolta dati
Per garantire la conformità ai nuovi requisiti, sarà necessario implementare sistemi di monitoraggio che consentano di raccogliere e analizzare i dati in modo efficiente. Questo richiede l’utilizzo di software specifici e la formazione del personale dedicato.
4. Formare il personale e sensibilizzare i dipendenti
È fondamentale che tutto il personale sia informato sui nuovi obblighi e sulle procedure da seguire. L’adozione di una cultura aziendale orientata alla sostenibilità è essenziale per garantire il successo a lungo termine.
5. Collaborare con consulenti e revisori esterni
Dato che le informazioni non finanziarie saranno soggette a verifica esterna, è consigliabile collaborare fin da subito con consulenti e revisori esperti, per assicurarsi che i dati siano raccolti e presentati correttamente.
La Direttiva CSRD rappresenta una sfida ma anche un’opportunità per le aziende italiane, che potranno distinguersi nel panorama europeo grazie a una maggiore trasparenza e attenzione alla sostenibilità. Prepararsi adeguatamente ai nuovi obblighi normativi è essenziale per affrontare con successo questo cambiamento e per costruire un futuro più sostenibile e responsabile.
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